Lo stato di crisi è definito dal nuovo Codice della Crisi di Impresa, Decreto Legislativo n.14 del 12 gennaio 2019, come: “lo stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate”. Come si desume da tale definizione, l’intento del legislatore è quello di anticipare lo stato patologico e cercare di risolvere la crisi in maniera tempestiva, affidandosi ad indicatori che guardino in prospettiva alle ripercussioni che le scelte dell’organo amministrativo, così come la gestione da parte dello stesso, potranno avere su di essa.
Nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza
Il Codice della crisi e dell’insolvenza, infatti, fornisce alle aziende strumenti per la diagnosi precoce dello stato di difficoltà, con l’obiettivo di garantire la continuità aziendale. Pertanto, è stata approvata la riforma sulla prevenzione e risoluzione di crisi d’impresa ovvero la così detta Riforma Fallimentare. Il testo del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza con Decreto Legislativo n.14 del 12 gennaio 2019 entrerà in vigore il 15 agosto 2020*, mentre alcune modifiche al Codice Civile sono già entrate in vigore passati 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (14 febbraio 2019).
* Prorogato a febbraio 2021
L’obiettivo del decreto “Crisi d’impresa” è, inoltre, quello di adeguare il nostro Paese alle norme di altri Stati europei, che cercano di mettere a punto strumenti per anticipare l’emersione della crisi e limitare l’aggravarsi di crisi aziendali.
Il Codice persegue, in particolare, due finalità:
- Facilitare una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese
- Tutelare la capacità imprenditoriale di chi va incontro ad un fallimento di impresa.
Pertanto, tra le novità rilevanti vi è l’introduzione di un regime di allerta che monitora la situazione interna per individuare in maniera preventiva situazioni di potenziale crisi. Tale sistema ha lo scopo di anticipare lo stato di crisi “insanabile” attraverso una maggiore responsabilizzazione del debitore e degli organi di governance ed intercettando tempestivamente gli elementi di difficoltà. Lo scopo delle specifiche procedure di allerta è quello di riportare l’equilibrio economico, patrimoniale e/o finanziario attraverso una piano di risanamento.
Indici di allerta della crisi d’impresa
Gli indicatori segnaletici sono di natura quali-quantitativa e vanno integrati con indicatori prospettici. Il sistema interno valuta eventuali anomalie contabili, rischio di insolvenza tramite il controllo degli indicatori sulle difformità riguardanti: anomalie sull’andamento nei rapporti con le Banche, anomalie contabili e di bilancio, anomalie a livello gestionale, erariali e rischi caratteristici.
Ecco gli indici che il CNDCEC (Consiglio Naz. Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili) ha proposto in una bozza di documento del 20 ottobre 2019 e che fanno ragionevolmente presumere uno stato di crisi:
- Patrimonio netto negativo;
- Qualora il Patrimonio netto sia positivo, DSCR (Debt Service Coverage Ratio) a sei mesi inferiore a 1;
- Qualora non sia disponibile il DSCR, superamento congiunto delle soglie per i seguenti cinque indici d settore:
- indice di sostenibilità degli oneri finanziari in termini di rapporto tra gli oneri finanziari ed il fatturato;
- indice di adeguatezza patrimoniale, in termini di rapporto tra patrimonio netto e debiti totali;
- indice di ritorno liquido dell’attivo, in termini di rapporto da cash flow e attivo;
- indice di liquidità, in termini di rapporto tra attività a breve termine e passivo a breve termine;
- indice di indebitamento previdenziale e tributario, in termini di rapporto tra l’indebitamento previdenziale e tributario e l’attivo.